Onorevoli Colleghi! - Essere l'ultimo Paese al mondo in fatto di natalità e avere un minore su sette che vive sotto la soglia di povertà è l'inevitabile conseguenza dell'inesistenza di politiche familiari autentiche. In Europa, l'Italia è il fanalino di coda per quanto riguarda le cifre stanziate per il sostegno alle famiglie e quindi, per realizzare una politica familiare di ampio respiro, è necessario reperire risorse riqualificando la spesa sociale e fare delle scelte coraggiose dando priorità ai bisogni della famiglia.
      Ad oggi, infatti, nel nostro Paese le politiche familiari sono state sempre legate al reddito, con la conseguenza che vengono impropriamente usate per una ridistribuzione del reddito (equità verticale) perdendo la loro caratteristica di promozione della famiglia come bene comune.
      Occorre invece convincersi che le politiche familiari sono per loro natura universalistiche, poiché i figli sono un valore, e lo sono tutti i figli. Dunque l'equità orizzontale deve essere considerata come un'azione di giustizia nei confronti della famiglia perché, a parità di reddito, oggi è previsto un trattamento diverso per il contribuente che ha figli a carico rispetto a quello che non ne ha. L'equità orizzontale,

 

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è bene sottolinearlo, non vuole portare via i soldi ai poveri, bensì riparare a un'ingiustizia nei confronti di chi ha dei carichi familiari.
      La povertà, che è tema gravissimo a cui tutti siamo sensibili, non va affrontata con le politiche familiari, bensì con politiche specifiche di lotta alla povertà, che sono un'altra cosa.
      La rilevanza della penalizzazione fiscale delle famiglie con figli si comprende solo analizzando nel dettaglio l'impatto della progressività sulle loro risorse. Nella Costituzione esiste un «obbligo di solidarietà» che si esprime nella «progressività». In pratica, la quota di prelievo fiscale aumenta su quote di reddito successive, ma se tale meccanismo è, come dire, «neutrale» nel caso di soggetti senza carichi familiari, nel caso del contribuente che ha una famiglia a proprio carico ogni quota supplementare di reddito realizzata per soddisfare le esigenze e i bisogni familiari viene comunque tassata. Il tema dell'equità fiscale per la famiglia non è quindi sufficientemente percepito dal mondo politico, preoccupato piuttosto di effettuare una mera operazione redistributrice in favore dei redditi più bassi.
      La legge finanziaria 2007, legge n. 296 del 2006, ha segnato un rilancio forte dell'assegno per il nucleo familiare combinato con un nuovo sistema di detrazioni che, tuttavia, costituisce un passo indietro rispetto al tema di una giusta tassazione delle famiglie con figli, risultando peraltro discriminatoria, in quanto l'assegno per il nucleo familiare esclude, tra i beneficiari, i lavoratori autonomi ed è indirizzato solo ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e ai parasubordinati.
      È necessario, quindi, avviare politiche familiari coraggiose e strutturali, che superino le riserve della mancanza di risorse, o di politiche legate solo al reddito o assistenziali che mantengono la famiglia in una posizione di subalternità rispetto a tutti gli altri attori sociali, e convincersi che investire sulle famiglie e sulle politiche familiari comporta un risparmio notevole di spesa sociale e che le famiglie sono ampiamente in grado di restituire anche in termini economici i benefìci che vengono loro riconosciuti.
      Con la presente proposta di legge, pertanto, si intende affermare la natura universale delle politiche familiari anche in campo fiscale, dando un vero sostegno alle famiglie con figli sostituendo l'attuale sistema di detrazioni e di assegni familiari con un unico sistema di deduzioni, formulate sulla base degli scaglioni di reddito del 2007, salvaguardando il dettato dell'articolo 53 della Costituzione che impone il concorso di tutti i cittadini alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e che informa il sistema fiscale a criteri di progressività. Si prevede, cioè, la sostituzione della detrazione dall'imposta sul reddito delle persone (IRPEF) per i figli a carico con una deduzione fissa, dello stesso importo per tutti i nuclei familiari a prescindere dal reddito e risolvendo il problema della mancata progressività dell'imposta con una riforma degli assegni familiari, incrementandoli.
      Nello specifico si applicherebbe una nuova deduzione dal reddito che parte da 2.000 euro in presenza di un figlio a carico per aumentare di 1.000 euro per ogni ulteriore figlio a carico. Il problema della mancata progressività dell'imposta è stato risolto con una correzione all'attuale sistema di assegni familiari. In particolare si è operato incrementando l'importo degli assegni stessi con l'obiettivo di fornire un vantaggio d'imposta complessivo superiore rispetto a quello previsto dalla normativa vigente e di mantenere l'aspetto della progressività nell'imposizione. Gli importi degli assegni sono stati incrementati come segue: aumento del 300 per cento dell'attuale importo in presenza di un figlio a carico; aumento del 250 per cento dell'attuale importo in presenza di due o più figli a carico.
      Tra gli interventi inseriti nella presente proposta a sostegno dei genitori, per consentire una vera conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, è stata prevista, altresì, per i genitori che, a seguito della nascita di un figlio, desiderino diminuire l'attività
 

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lavorativa per dedicarsi alla sua cura o che siano privi di occupazione o studenti, la concessione un contributo che copra la diminuzione del reddito conseguente a tale scelta.
      I genitori ammessi al beneficio sono quelli con lavoro dipendente o autonomo, del pubblico impiego, senza lavoro o che sono studenti, compresi i genitori adottivi. La durata massima del contributo è di quattordici mesi. I genitori possono ripartire fra loro i periodi, ma uno dei due può beneficiarne al massimo per dodici mesi mentre i due mesi restanti costituiscono un'opzione riservata all'altro genitore.
      È evidente che quello proposto in questa sede rappresenta un impegno oneroso per lo Stato, che non ha eguali nel passato, ma riteniamo che costituisca l'unico strumento valido per realizzare una vera equità fiscale orizzontale e che in un arco di tempo ragionevole ne potremmo verificare i positivi ritorni in termini economici e sociali.
 

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